Storia

Gazo

La località di Gaggio per secoli ha occupato una posizione strategica, che ha reso il suo castello uno tra i più forti della Valle del Santerno.

La sua prima attestazione risale al 1106 quando viene citata nelle fonti come “Gazo” e successivamente come “Castrum Gazi”.

Già contesa nell’alto medioevo tra faentini, bolognesi e imolesi, Gaggio si fa testimone di quasi un millennio di storia, ma nonostante le azioni degli esponenti di alcune importanti famiglie come Alidosi, Malatesta, Manfredi il castello di Gaggio si lega al nome della famiglia Sassatelli per più di due secoli.

Gazo

“Castrum Gazi” tra guelfi e ghibellini
La storia inizia quando il castello di Gaggio, posto su di un’altura circa a 300 mt. sul livello del mare, viene concesso, tramite una bolla papale emessa da Onorio II, alla chiesa vescovile di Imola. Siamo nel 1126 ma non passerà neanche un secolo prima che il castello di Gaggio si ribelli.

(clicca sul titolo per proseguire nei sec. XII-XIII o scorri il resto della pagina)

Imola, la vallata del Santerno e gli Alidosi
Nel perenne scontro tra guelfi e ghibellini le genti della montagna sono sicuramente le prime a schierarsi e Gaggio sembra essere legato ideologicamente a Tossignano e alla parte guelfa, ma anche se il cuore della sua gente continua a protendere verso l’indipendenza, i padroni del castello devono far fronte al continuo mutare della situazione politica. Per questo motivo la fam. Sassatelli a varie riprese si trova di volta in volta dipendente del Vicariato di Imola, nel ruolo di Vassallo degli Alidosi, o ancora, per brevi momenti di gloria, in posizione di autonomia, libera dagli oppressori.

(clicca sul titolo per proseguire nei sec. XIV-XVI o scorri il resto della pagina)

“Castrum Gazi” tra guelfi e ghibellini

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“Le forze de’ due contendenti il dominio d’Italia, cioè il Pontefice, e l’Imperatore erano divise tra Guelfi, e Ghibellini, i quali ovunque sparsi si urtavano, e stavano in continuata lotta tra loro ricacciandosi a vicenda dalle Città e Castelli. Queste guerre cittadinesche erano comuni per tutta Romagna.”

(Memorie storiche intorno alla terra di Tossignano, Giuseppe Benacci 1840)

La storia inizia quando il castello di Gaggio, posto su di un’altura circa a 300 mt. sul livello del mare, viene concesso, tramite una bolla papale emessa da Onorio II, alla chiesa vescovile di Imola. Siamo nel 1126 ma non passerà neanche un secolo prima che il castello di Gaggio si ribelli.

Nel XII secolo la città di Imola è il centro di continue lotte e schermaglie sia all’interno del proprio territorio sia a causa dei continui attacchi esterni: da un lato Bolognesi e Faentini, uniti, tentano ripetutamente di dominare Imola, di conseguenza i castelli della montagna sono i primi ad essere saccheggiati; dall’altro lato i Fiorentini fomentano le rivolte e il desiderio d’indipendenza degli stessi castelli ed infine, ad inasprire ancora di più i conflitti, non manca la divisione in fazioni di Guelfi e Ghibellini.

Tossignano è uno dei castelli Guelfi che, sfruttando di volta in volta il sostegno di alleati forti come i Fiorentini nel XI secolo e Bolognesi e Faentini più avanti, insegue il suo desiderio d’indipendenza dalla città di Imola e insorge più volte contro quest’ultima.

Alternando momenti di pace a momenti di guerra si arriva al 1198 quando per l’ennesima volta i Bolognesi si insediano nelle colline di Imola alleandosi con  Tossignano, Fontana, Gaggio e altri Castelli della Montagna; ma ancora una volta le due città risolvono pacificamente i loro conflitti lasciando gli alleati a fronteggiare da soli gli Imolesi.

I Montanari sono costretti a rifugiarsi proprio a Gaggio ma il castello viene espugnato e conquistato dai soldati di Imola.

“Aurelio Pediano (o Pedigliano) allora Pretore della montagna pose l’assedio a Tossignano, ed incendiò tutt’i circonvicini Villaggi. Vi era restato Gaggio, nel quale si erano ricoverati i contumaci montanari; ma Lodovico Selvatici Pretore della Regione Cispadana, d’ordine del Senato in breve tempo l’espugnò. Preso Gaggio, si rese facile ad Aurelio la conquista di Tossignano, il quale lo mise a ferro, e a fuoco in guisa che rimase per quattro mesi senza abitatori.”

All’inizio del XIII secolo continuano le ostilità tra i sostenitori del Papato come Bologna, Faenza e i Castelli della montagna del Contado Imolese alleati contro i Ghibellini di Federico di Lamagna, tra cui troviamo ancora Imola; ma anche quest’ultima dovrà arrendersi al Pontefice dopo la scomunica di Federico nel 1239.

Prima di arrivare a questo punto però, torniamo al castello di Gaggio conquistato dagli Imolesi dopo aver soffocato la rivolta dei Tossignanesi  intorno al 1200.

Neanche trent’anni dopo Bolognesi e Faentini capeggiati dall’imolese Leonardo Fercolini occupano il castello di Gaggio ma le truppe Imolesi se ne riappropriano nello stesso anno riconsegnandolo al governo di Imola fino al 1265 quando il castello è nuovamente conquistato dai soldati bolognesi.

Intorno al 1290, nonostante l’elezione del nuovo imperatore sembri aver appianato i conflitti fra ghibellini e guelfi, a Imola la situazione è degenerata e le due fazioni rinascono come Alidosi verso Nordigli; tant’è che dopo anni in cui Imola era tenuta sotto il dominio Pontificio, Alidosio riconquista la città.

Aiutato da Maghinardo Pagano da Susinana, Alidosio, con un’abile mossa militare, divide le sue truppe e distrae l’esercito del Senato Imolese tenedolo impegnato nel combattimento tra Tossignano e Fontana al fine di espugnare la città di Imola con il resto dei suoi uomini e sottrarla in questo modo ai Nordigli.

Gaggio, soggetto a Uguccione Sassatelli, rifiuta di giurare fedeltà ad Alidosio.

I Comuni che decidono di non sottomettersi sono quarantotto in tutto, tra i quali Osta, Valmaggiore, S.Margarita, Fornione, e la sempre guelfa Tossignano.

Nella città di Imola continuano i conflitti e il conseguente alternarsi tra dominio Pontificio e Alidosiano, fino a quando lo stesso Alidosio è costretto a fuggire di nascosto.

Durante il viaggio insieme alle sue truppe capeggiate dal ghibellino Maghinardo Pagano cerca di saccheggiare Tossignano, ma viene nuovamente respinto e dopo aver riscosso tributi non dovuti dai Fontanesi arriva alle porte del Castello di Gaggio.

Siamo nel 1297: Alidosio e Maghinardo Pagano assediano per dieci giorni il castello di Gaggio fino a quando riescono ad espugnarlo. Dopo essersene impadroniti, come atto di vendetta contro l’appartenenza guelfa dei Sassatelli, danno alle fiamme il castello e lo distruggono fino alle fondamenta.

La storia sembrerebbe volgere al termine con questa seconda e profonda distruzione del nostro castello, ma ancora una volta, le fonti narrano dell’ennesima battaglia intrapresa dalle genti capitanate dal Sassatelli e della definitiva sconfitta di Maghinardo.

La miccia che fa riaccendere gli antichi contrasti, questa volta, è la visita a Tossignano dell’Arcivesco di Monreale Delegato Pontificio in Romagna, gli onori a lui riservati e ancora peggio agli occhi di Alidosio, il giuramento di fedeltà da parte degli Ambasciatori imolesi.

Tutto questo risulta inaccettabile per Alidosio, Maghinardo e tutti gli altri ghibellini di Bologna e della Romagna, che muovono immediatamente battaglia contro i guelfi a cui riescono a sottrarre molti Castelli e territori intorno ad Imola.

“I vincitori s’impadronirono della Città, e di molti Castelli, non però di Tossignano, che nuovamente attaccato (1297) e difeso dai terrazzanti uniti alle genti capitanate dal Sassatelli, ruppe le forze del Maghinardo, uccidendo (dice il Ghirardacci) circa sessanta uomini.[…] Volendosi poi trattare la pace tra Geremei e Lambertazzi, cioè tra Guelfi e Ghibellini, fu statuito, che luogo del convegno fosse Castel S. Pietro […]”

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Imola, la vallata del Santerno e gli Alidosi

Anche se in Romagna, Maghinardo Pagani si mostra fedele alla sua eredità filoimperiale, è bene conoscere meglio questo personaggio, la cui fama giunge a noi grazie a Dante che lo definisce il

lioncel dal nido bianco che muta parte dalla state al vento” (Inf., XXVII, 50 s.).

Maghinardo è infatti, colui che oggi chiameremmo un perfetto voltagabbane, lo dimostra il fatto che se scendiamo con lui l’Appennino dalla parte del Tirreno ecco che l’impavido ghibellino si mostra grande alleato e sostenitore dei guelfi.

Non deve stupire pertanto, nonostante il ruolo giocato in battaglia, trovarlo dal 1297 al 1302 come padrone di Imola a seguito della pace stipulata per volontà di Bonifacio VIII.

Nel perenne scontro tra guelfi e ghibellini le genti della montagna sono sicuramente le prime a schierarsi e Gaggio sembra essere legato ideologicamente a Tossignano e alla parte guelfa, ma anche se il cuore della sua gente continua a protendere verso l’indipendenza, i padroni del castello devono far fronte al continuo mutare della situazione politica. Per questo motivo la fam. Sassatelli a varie riprese si trova di volta in volta dipendente del Vicariato di Imola, nel ruolo di Vassallo degli Alidosi, o ancora, per brevi momenti di gloria, in posizione di autonomia, libera dagli oppressori.

Imola, dal canto suo, dapprima sotto la supremazia degli Alidosi per intercessione di Maghinardo, passa anch’essa di mano in mano.

Nel 1314 se ne impadronisce il faentino Francesco Manfredi che ne cede il Vicariato a Monalduccio da Nocera.

Papa Giovanni XII invia Bertrando dal Poggetto affinchè riporti tutta la Romagna dalla sua parte, ma Imola resiste, così Bertrando e i suoi soldati dopo lunghi combattimenti e saccheggi si impadroniscono della città e del suo contado, fino all’arrivo di Manfredi che se ne impossessa nuovamente.

Nel 1333 Benedetto XII affida il Vicariato di Imola a Lippo Alidosi, ruolo che verrà riconfermato a più riprese e trasmesso di padre in figlio fino al tramonto della signoria Alidosi nel 1424 per mano di Filippo Maria Visconti.

I Sassatelli ritornano a risiedere a Gaggio nel 1339 e nel 1342 si attesta la riedificazione del fortilizio ad opera di Lambertino figlio di Uguccione Sassatelli.

Ora, se immaginiamo di porre sotto una lente di ingrandimento un apparentemente insignificante castello e il suo piccolo borgo vedremo che le parti in gioco in realtà sono tre, non solo gli Alidosi di Imola e i Sassatelli, ma interviene nelle vicende del luogo anche un altro ramo della famiglia Alidosi: la signoria di Castel del Rio.

Per tutto il XIII sec., gli Alidosi si impegnano ad ampliare la loro giurisdizione feudale attorno all’attuale Castel Rio e lungo il Santerno. Diventati i signori di Castiglioncello e Visignano, in territorio fiorentino, e del castello di Linaro, sulla sinistra del Santerno, in posizione strategica e militarmente assai importante per il dominio d’Imola, crescono di numero e di forza politica, si diffondono ben presto a Bologna e a San Giovanni in Persiceto, ma il ramo principale della famiglia fissa la propria residenza a Imola,

Discendente dallo stesso capostipite, Alidosio de Malaparte, il ramo di Castel del Rio, staccatosi dal ceppo comune già nel sec. XIV, manterrà fino al 1638 la propria signoria, estendendola, a varie riprese, sui territorî vicini di Osta, Gaggio, Fornione, Fontana Elice e Tossignano (sec. XVI). Nei loro possedimenti la gestione continua ad essere di tipo feudale grazie all’ausilio di procuratori speciali nominati a turno dalle parti interessate, a dimostrazione dell’origine imperiale del loro antico feudo concesso da Ottone IV.

Nel 1371 il castello di Gaggio appartiene proprio a Ludovico Alidosi di Castel del Rio ma è governato da Lambertino Sassatelli, che dà l’avvio ad una politica di conquista (Croara, Casalfiumanese, Sassoleone, Baffadi), fino al 1411 quando incorre in una grave sconfitta ad opera degli stessi Alidosi di Castel del Rio, che riprendono possesso di Gaggio spogliandolo di armi, munizioni e saccheggiandolo di tutti i suoi beni.

Lambertino riesce in seguito a riavere il castello per l’intervento di Carlo Malatesta.

Nel 1412, l’antipapa Giovanni XXIII infeuda Gaggio ad Alidosio Alidosi di Imola e Lambertino lo riottiene, e questa volta rimane ai Sassatelli fino al 1428, fra alterne vicende.

I figli di Lambertino conservano il castello di Gaggio fino a quando la Chiesa, nel 1441, concede Imola e il suo contado a Guidantonio Manfredi di Faenza.

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stemma Obizzo Alidosi

Nel 1494 il castello di Gaggio torna sotto il dominio degli Alidosi di Castel del Rio. Il 7 gennaio 1507 si conclude la vicenda dei nobili di Gaggio: Uguccione, ultimo signore del luogo, viene ucciso dai Magnani di Fontana che danno il castello alle Fiamme.

Nel 1508 Gaggio è di proprietà di Obizzo Alidosi di Castel del Rio e nel 1537 rocca e castello vengono demoliti definitivamente e il complesso restante degradato a “villa”.

Nello stesso anno alcune fonti attestano la “Villa di Gaggio” soggetta alla Santa Sede.